L’assistenza sanitaria sta subendo, negli ultimi anni, trasformazioni notevoli che porteranno a ridefinire il concetto di cura. La tecnologia sarà uno dei driver fondamentali di questo cambiamento, grazie all’apporto di elementi quali digitalizzazione, data science e innovazione scientifica.
Questi nuovi strumenti ci offrono la possibilità di adattare, personalizzare oppure produrre ex-novo soluzioni più efficaci alle esigenze quotidiane. Siamo in grado cioè, e lo saremo sempre più con gli sviluppi tecnologici futuri, di prenderci cura di ogni paziente in quanto singolo elemento con necessità, gusti e attitudini differenti, non partendo solo ed unicamente dalla diagnosi di una patologia.
Che il cambiamento in ambito sanitario sia stato ulteriormente velocizzato dalla pandemia è un dato di fatto: basti pensare all’importanza della digitalizzazione nella somministrazione e il controllo delle cure mediche fuori dagli ospedali, ovvero tutti gli aspetti tecnologici che hanno permesso un monitoraggio a distanza dei pazienti.
Altro elemento caldo degli ultimi anni è stata la vulnerabilità economica dei sistemi sanitari: sempre di più la qualità della vita e la disponibilità per tutti di cure mediche, passerà attraverso la capacità di prevenzione che, a sua volta, può essere favorita solo grazie agli sviluppi tecnologici.
Per venire incontro a tutte queste nuove esigenze e porre in essere nuovi e fondamentali sviluppi, è necessaria la collaborazione di diverse figure, capaci di lavorare insieme, come designer, maker, terapisti, medici e naturalmente persone con disabilità e i loro caregiver.
Che cos’è il co-design
È quello che fin dagli anni ’70, momento in cui la necessità di coinvolgere gli utenti finali nella ricerca guadagnava sempre più consenso, era noto come participatory design, ovvero la capacità di progettare un prodotto o servizio attraverso il coinvolgimento di vari stakeholder nella generazione di idee e nella progettazione di un concept.
Si tratta di un nuovo approccio human centered alla tecnologia e, l’attenzione al risultato, ha dato un forte impulso all’innovazione collaborativa nel settore sanitario.
Il metodo per sviluppare e favorire queste soluzioni è il Co-design, che è in grado di abilitare e facilitare i processi, stimolare la creatività per creare soluzioni nuove e migliorare la vita delle persone generando innovazione.
Come funziona il co-design
In linea generale il Co-design è un approccio che coinvolge una serie di stakeholder nella fase di progettazione di un prodotto o di un servizio e, nel caso specifico, del settore healthcare, ha l’obiettivo di condividere i bisogni di tutti e dettare le linee-guida di un nuovo progetto. Tutto ciò attraverso una serie di workshop informali, nei quali si trasformano i partecipanti in veri e propri co-autori del progetto, cercando soluzioni attraverso il brainstorming o tecniche di Design Thinking.
In ambito sanitario questo significa creare degli spazi dove ascoltare le voci di chi vive e di chi comprende la condizione del paziente e le sue necessità, come gli psicologi. In altri termini vuol dire eliminare le distanze tra il design e lo user, con la finalità di guardare al problema dal punto di vista del paziente.
Lo scopo del Co-design nel settore sanitario
Il vero cambio di prospettiva è proprio qui, da un modello molto incentrato sul fornitore, sulla medicina, come quello dell’assistenza sanitaria, si sta aprendo ad un modello nel quale i pazienti stessi sono molto coinvolti nelle loro cure. Ma non solo, oggi, proprio il coinvolgimento dei pazienti stessi aiuta lo sviluppo di programmi per una migliore erogazione, accesso e modalità con le quali le cure stesse sono messe a disposizione.
Il co-design è un approccio in grado di portare benefici visibili nel breve, così come vantaggi nel lungo termine. Tra i vantaggi immediati, nell’adozione di un modello di co-design riscontriamo:
- Generazione di idee migliori con un alto grado di originalità e valore per l’utente;
- Migliore conoscenza delle esigenze del cliente o dell’utente;
- Convalida immediata di idee o concetti;
- Prodotti o servizi di qualità superiore e meglio differenziati;
- Processo decisionale più efficiente;
- Costi di sviluppo inferiori e tempi di sviluppo ridotti;
- Migliore cooperazione tra persone o organizzazioni diverse e tra discipline diverse.
Esistono poi vantaggi che potremmo definire a medio-lungo termine, quali:
- Gradi più elevati di soddisfazione e fedeltà da parte di clienti e utenti;
- Aumento dei livelli di supporto ed entusiasmo per l’innovazione e il cambiamento;
- Migliori relazioni tra il fornitore di prodotti o servizi e i loro clienti.
Conclusioni
Nel processo di co-progettazione dell’innovazione sanitaria, una possibile ragione dei deficit riscontrati, in termini di innovazione, è la mancanza di attenzione alle esigenze degli utenti finali e il successivo adattamento delle innovazioni per soddisfare tali esigenze. In questo senso, realizzare progetti di co-design fornisce agli innovatori sanitari, ai ricercatori di scienze applicate della salute, ai medici e agli specialisti del miglioramento della qualità, un punto di vista privilegiato, quello dell’utente finale, quello di coloro i quali saranno i destinatari dei prodotti/servizi generati.
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